Chiusura improvvisa della Casa d’Italia di Zurigo per ristrutturazione: superficialità, improvvisazione e scarsa trasparenza informativa
Durante l’assemblea pubblica dello scorso 23 Maggio il Comites di Zurigo, in accordo con il locale Consolato e l’Ambasciata di Berna, ha informato la comunità sul progetto e le implicazioni riguardanti l’improvvisa chiusura a corto termine per ristrutturazione della Casa d’Italia; il Ministero degli Esteri ha stanziato adesso 10 milioni di euro. Quindi i lavori, che inizieranno il prossimo 7 luglio con le fasi di rilievo e gli studi di massima e di fattibilità, dovrebbero durare infatti circa 3 anni e concludersi con l’insediamento nell’immobile del Consolato Generale, attualmente situato alla Tödistrasse 65.
La Casa d’Italia è stata inaugurata nel 1932, nel corso degli anni la struttura ha accumulato una memoria storica unica e di grande valore, tanto che la città di Zurigo ha riconosciuto l’importante contributo dato dalla Comunità Italiana alla città e ha identificato nella Casa d’Italia un simbolo storico della presenza italiana a Zurigo da proteggere.
La Casa d’Italia ospita il Polo Scolastico Italiano, comprendente l’asilo, la scuola elementare statale, la scuola media privata «Enrico Fermi» ed il liceo privato con indirizzo linguistico/scientifico «Vermigli», per un totale di circa 200 alunni, e dispone di diversi spazi pubblici (il salone con il palco, alcune salette per riunioni, il bar, la cucina e la palestra), che l’hanno resa nel corso di questi 85 anni un punto di riferimento importante per gli Italiani dell’agglomerato zurighese.
Molti sono i dubbi e le domande che non hanno trovato esauriente risposta durante questa assemblea.
Come mai era assente l’architetto che lavorerà allo studio di fattibilità? Non sarebbe stato il caso di invitarlo per presentare i lavori in modo più dettagliato? Perché un preavviso per la chiusura della struttura di soli 3 mesi?
Il Polo Scolastico Italiano rischia la chiusura definitiva, perché il Console non ha dato alcuna garanzia sulla possibilità di trovare una sede alternativa dopo la ristrutturazione.
Inoltre, nella struttura temporanea alternativa, l’edificio chiamato ex-Siemens, sembra che gli alunni dovranno condividere la mensa e le toilette con gli impiegati degli uffici presenti nell’edificio; sembra oltretutto che gli alunni dovranno attraversare una strada trafficata per andare dalle aule alla mensa.
Nell’ambito delle attività promosse per valorizzare l’italiano come lingua ufficiale svizzera all’interno del quadrilinguismo avrei visto meglio un ulteriore coinvolgimento delle istituzioni zurighesi per potenziare la formazione linguistica e culturale Italiana con attività curriculari o extracurriculari, estesa anche ai ragazzi che scelgono di frequentare la scuola svizzera, per creare e mantenere un forte collante tra le varie Comunità.
Le associazioni potranno avvalersi ancora della Casa d’Italia come luogo di ritrovo? Il Console non ha dato risposte chiare, la mia impressione è che non ci sarà più spazio per le associazioni né durante né dopo la ristrutturazione.
Gli Italiani perderanno così il luogo d’incontro, di scambio di idee e d’approfondimento sulle questioni Italiane che è stata la spina dorsale della Comunità Italiana in Svizzera, per trasformarlo in un semplice Consolato Italiano.
Quando ci saranno le elezioni, i referendum o altre questioni spinose che desteranno l’interessamento degli elettori – così come previsto dalla nostra Costituzione – sarà il Consolato ad occuparsi di organizzare le relative serate informative? Dove? Finanzierà il costo del noleggio di una sala in una struttura svizzera?
Questa ristrutturazione viene portata avanti con superficialità, improvvisazione e scarsa trasparenza informativa. In questo modo non si unisce la Comunità italiana, ma si rischia di dividerla e contribuire alla sua disgregazione.
Gli italiani di seconda generazione si allontaneranno sempre di più dalla Comunità; così si rischia di incrinare ulteriormente i ponti tra la vecchia e le nuove generazioni di immigrati, si contribuisce alla distruzione della Comunita Italiana in Svizzera.
Le istituzioni locali, il Comites ed il CGIE, non hanno hanno contestato questa mancanza di informazione e questa tempistica che rischia di minare il Polo Scolastico e l’associazionismo: a cosa servono tali istituzioni se non si fanno carico delle istanze e dei bisogni della Comunità?
I dubbi e le domande sono ancora tanti, chi avesse ulteriori domande o informazioni da rendere pubbliche per chiarire questa situazione, mi contatti pure privatamente.
A questo punto, comunque, partiamo con questo progetto, usiamo i soldi che sono già stati stanziati ma, da ora fino alla fine dei cantieri, massima trasparenza e chiarezza!