Simone Billi: ” 14 miliardi di euro nel 2015 per la fuga dei cervelli all’estero”
Vi sembra che la situazione non sia preoccupante? Quanti giovani preparati, preziosi per l’Italia, devono fare una valigia, lasciare gli affetti, e riprogrammare una vita in un Paese straniero, per vivere dignitosamente? Dai dati del centro studi di Confindustria di settembre 2017 emerge un quadro drammatico. “Dal 2008 al 2015, periodo in cui il tasso di disoccupazione in Italia è passato dal 6,7% all’11,9% (dal 9,8% al 18,9% per gli under 40), hanno spostato la residenza all’estero 509mila italiani: di questi, circa 260mila avevano tra i 15 e i 39 anni, il 51,0% del totale degli emigrati, un’incidenza quasi doppia rispetto a quella della stessa classe di età sulla popolazione (28,3%). Considerando che la spesa familiare per la crescita e l’educazione di un figlio, dalla nascita ai 25 anni, può essere stimata attorno ai 165 mila euro, è come se l’Italia, con l’emigrazione dei giovani, in questi anni avesse perso 42,8 miliardi di euro di investimenti in capitale umano. Per il solo 2015, con un picco di oltre 51mila emigrati under 40 (dai 21mila del 2008), la perdita si aggira sugli 8,4 miliardi. A questi va aggiunta la perdita associata alla spesa sostenuta dallo Stato per la formazione di quei giovani che hanno lasciato il Paese: 5,6 miliardi se si considera la spesa media per studente dalla scuola primaria fino all’università. In totale 14 miliardi nel 2015. Una stima per difetto, considerato che emigrano più spesso giovani non solo particolarmente motivati ed intraprendenti, ma anche più istruiti. L’esportazione di capitale intellettuale, oltre a essere una perdita di persone e denaro speso per crescerle e formarle, abbassa il potenziale innovativo del Paese, che nel lungo periodo è il motore della produttività”. Ma non ci costa davvero troppo il “brain drain”, la fuga di cervelli?