Covid-19, Billi (Centro Studi Machiavelli): smart-working dall’Italia con datore di lavoro estero, necessarie disposizioni d’urgenza
Problemi fiscali per gli italiani che, a causa dell’emergenza sanitaria, lavorano in smart-working dall’Italia per un datore di lavoro estero. Questo é quanto discusso durante un dibattito svolto ieri, venerdi 23 ottobre, a Montecitorio ed organizzato dal Centro Studi Machiavelli, moderato dall’On.Simone Billi, membro del Centro Studi. I relatori, il dott.Gianmaria Favaloro, commercialista esperto in fiscalità internazionale, e il dott.Amedeo Rizzo, professore a contratto all’Università Bocconi, entrambi post-graduate all’Università di Oxford e membri del Working Party on Tax & Legal Matters, gruppo di ricerca internazionale, spiegano: “A causa della pandemia migliaia di italiani residenti all’estero sono tornati temporaneamente in Italia continuando a lavorare in smart-working per il loro datore di lavoro estero. Ad oggi, in carenza di opportune disposizioni che deroghino i criteri di residenza fiscale e la tassazione dei redditi “da smartworking transfrontaliero”, i contribuenti che hanno trascorso più di 184 giorni nell’anno solare in Italia potrebbero incorrere in importanti conseguenze di natura fiscale. Ulteriori problemi potrebbero sorgere per i regimi speciali, in particolare quelli dei lavoratori impatriati, pensionati esteri e neo-residenti. Per l’anno 2020, in linea con le recenti raccomandazioni elaborate dall’OCSE e considerando gli effetti delle restrizioni alla mobilità internazionale sia in Italia che all’estero, procedere con una deroga generale dei criteri di residenza fiscale e, allo stesso tempo, non dare rilevanza domestica ai redditi derivanti dallo smart-working transfrontaliero paiono soluzioni di assoluto buonsenso.”
“Ringrazio il dott.Gianmaria Favaloro e il dott.Amedeo Rizzo per l’interessante dibattito” conclude l’On.Simone Billi.
Nella foto, da sinistra, il dott.Favaloro, l’On.Billi e il dott.Rizzo durante il dibattito: