L’Italia per un Indo-Pacifico libero e aperto
Quello che segue è il testo dell’intervento tenuto da Simone Billi, deputato al Parlamento italiano, al convegno “The Free and Open Indo-Pacific” presso il Nissan Institute of Japanese Studies, Università di Oxford il 14 marzo 2024.
L’Indo-Pacifico è emerso come una regione di rilevante importanza strategica a livello mondiale. Consideriamo queste statistiche convincenti: circa due terzi della popolazione globale, due terzi del PIL mondiale e due terzi del commercio marittimo internazionale sono concentrati in questa area. Inoltre, l’Indo-Pacifico ospita risorse naturali e vanta alcune delle economie a più rapida crescita al mondo.
Riconoscendo ciò, il Parlamento Italiano ha compiuto un passo storico istituendo una Commissione Permanente sull’Indo-Pacifico. Presieduta dall’Onorevole Paolo Formentini, questa commissione opera all’interno della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati, guidata dall’Onorevole Giulio Tremonti. Attualmente, è in corso un’indagine ufficiale focalizzata su questa regione geografica, con l’obiettivo principale di aumentare la consapevolezza all’interno del nostro Parlamento.
Anche gli Stati Uniti riconoscono l’importanza dell’Indo-Pacifico, almeno da due decenni fa. In quel periodo, gli Stati Uniti avviarono uno spostamento strategico, allontanandosi dal Golfo Persico per concentrarsi sull’Indo-Pacifico. Ricordate il “Pivot verso l’Asia” di Obama durante gli anni 2010?
Sebbene le ragioni di questo disimpegno siano complesse, la crescente importanza dell’Indo-Pacifico rimane ferma. Oggi, il “Piano d’Azione per l’Asia Marittima Allargata” del Presidente Biden segue la strategia delle precedenti amministrazioni degli Stati Uniti, sia quella di Trump che quella di Obama.
Tuttavia, ci sono differenze significative tra queste strategie. Ad esempio, considerate le recenti dichiarazioni del candidato Trump, che sollecita i paesi della NATO a destinare il 2% del loro PIL per la spesa militare. Sebbene questa mossa sia indubbiamente influenzata da considerazioni elettorali, il precedente mandato di Trump ha visto un aumento della spesa militare degli Stati Uniti a causa dei fondi ridirezionati inizialmente destinati agli aiuti esteri.
Qualora Trump dovesse emergere vittorioso nelle elezioni statunitensi, l’attenzione potrebbe spostarsi verso una divisione delle responsabilità: l’Unione Europea assumerebbe una maggiore responsabilità per la propria sicurezza, mentre gli Stati Uniti rivolgerebbero maggiore attenzione alla Cina e all’Indo-Pacifico.
Considerate anche che la spesa militare complessiva dell’Unione Europea e dei paesi europei all’interno della NATO supera quella della Cina. Ciò implica che, innanzitutto, noi (come paesi dell’UE) dobbiamo spendere in modo più efficace, non necessariamente di più.
Nonostante la loro influenza storica nell’Indo-Pacifico, le nazioni occidentali hanno sfide davanti a sé. Perché? Perché questi paesi a volte hanno interessi divergenti e non sono sempre in grado di agire come una squadra unita. Inoltre, ci scontriamo con il coinvolgimento in due conflitti in corso—Ucraina e Israele. Inoltre, la nostra capacità di sfruttare appieno il soft power non è sempre garantita.
Inoltre, sia i paesi dell’UE che gli Stati Uniti stanno navigando in un anno elettorale. Al contrario, la crescente influenza della Cina nell’Indo-Pacifico è guidata dalla cooperazione sulla sicurezza, lo sviluppo delle infrastrutture e gli accordi bilaterali. È importante notare che il Partito Comunista Cinese, al potere dal 1949, garantisce una notevole stabilità politica. Questa stabilità consente alla Cina di pianificare strategicamente programmi a lungo termine e iniziative di politica estera incentrate su infrastrutture, sicurezza e tecnologia. Di conseguenza, i paesi occidentali devono sviluppare strategie altrettanto lungimiranti e forti per navigare in questo complesso scenario geopolitico.
Tuttavia, la Cina sta anche perseguendo rivendicazioni territoriali su Taiwan. In breve, consideriamo la traiettoria del PIL della Cina: ha registrato una crescita a due cifre nelle decadi passate, ma ora si è stabilizzata intorno al 5%. Le previsioni per i prossimi decenni proiettano un intervallo del 2-3%. Con il declino della crescita del PIL cinese, la sua capacità di esercitare influenza su Taiwan si fa sempre più difficile.
Inoltre, una vera potenza globale non può fare affidamento esclusivamente sulla sua potenza economica e commerciale. Di conseguenza, la Cina potrebbe cercare di dimostrare la sua forza militare sulla scena mondiale.
Un altro aspetto critico riguarda le ambizioni personali del Presidente Xi Jinping. A differenza dei suoi predecessori che hanno guidato una crescita del PIL a due cifre, Xi Jinping si trova di fronte a un panorama diverso. Per assicurarsi un posto nella storia, potrebbe nutrire l’ambizione di riunificare “una sola Cina”.
Infine, menzioniamo il concetto di “libertà di navigazione”. Il Mar Rosso funge da rotta vitale per i prodotti dall’Indo-Pacifico ai paesi dell’UE. Al contrario, gli Stati Uniti sono meno influenzati da tali scenari.
In conclusione, l’Italia rimane impegnata a collaborare con i paesi partner, affrontare le sfide e cogliere le opportunità per una regione dell’Indo-Pacifico libera, aperta, prospera e pacifica.